U segretariu Portulisi


Noto ai più come u segretariu Portulisi, al secolo Francesco Antonio Portolesi, che a volte amava firmarsi Ciccillo, nasce nel pomeriggio del 14 giugno 1883 dal bracciante di 46 anni Saverio e dalla tessitrice Maria Mittiga. Testimoni all'atto il quarantatreenne falegname Collusio Giuseppe e il bovaro Giuseppe Pangallo di 46. La firma è quella autorevole e autoritaria di Francesco Oliva fu Arcangelo, erede universale del patrimonio Oliva, famiglia con cui lo stesso Portolesi avrà rapporti "diplomatici" durante la sua vita.



Nell'anno in cui il Teatro Alla Scala venina illuminato per la prima volta tramite energia elettrica, il ponte di Brooklyn apriva definitivamente al transito, a Predappio nasceva Benito Mussolini e Gustave Dorè traghettava verso quei regni da lui magistralmente illustrati, Platì, paese di briganti e poeti, registrava ben 90 nascite. Tra queste: Ernesto Gliozzi (senior) sacerdote e poeta,  letterato dalla penna fine e prolifica; Miceli Anna Francesca, mia bisnonna, figlia del bettoliere Giuseppe, andrà in sposa a Rosario Trimboli parlinu; Domenico Violi mio prozio detto santuceravulu, di Francesco cocciularu; Nel 1883 il sacerdote Giuseppe Fera pubblicava Un sospiro su Casamicciola, e moriva alla tenera età di un anno Saverio Nocìa, di madre e padre ignoti, mentre in un sentiero montano, su un manto di neve a gnura Santa (Blefari), si lasciava andare al sonno eterno.

Saverio Portolesi, padre del segretario

Francesco Portolesi, ultimo di quattro figli, mostra in giovinezza un predilezione per le humane litterae che lo porta alla via del sacerdozio e quindi agli studi nel seminario di Gerace. Riceve l'abito nel 1910 per "spogliarsi" nel 1914 - amissio status clericalis - per motivi personali. Sposa negli anni 20 Grillo Caterina (che aveva già avuto due figli da un primo matrimonio con un Perri) dalla quale avrà cinque figli: Saverio, Giuseppe, Francesco, Maria e Vittorio.



Latinista, insegnante, scrittore, poeta, e segretario comunale. Il  Dizionario bio-bibliografico dei letterati e giornalisti italiani contemporanei, compilato da Teodoro Rovito nel 1907 così lo presenta:  Portolesi D. Francesco,  giovane ed egregio scrittore, nato in Platì di Calabria nel 1883. Collaboratore di giornali e riviste, come La Favilla , Il bibliografo, il Manzoni, La croce di Costantino, ecc. ha pubblicato un volumetto di versi d' indole sociale: Verso la luce. In occasione della sua ascensione al sacerdozio pubblicò un album-ricordo."Per l'idea", con scritti di Semeria, Murri, Fogazzaro, Ghignoni, ecc. — Prepara : Le rime de gli umili, ed altri versi d' indole sociale. Nella seconda edizione del 1922 leggiamo che scriveva anche nel Corriere d'Italia e l'Ateneo.


don Vittorio Portolesi (uno dei figli) con la madre


In: La scintilla : giornale della domenica  (1903) pubblica la bellissima lirica LE ROSE dove si può cogliere la grande abilità poetica del Portolesi.
Del settembre del 1904, sul suddetto giornale, pubblica un lungo in memoriam... dedicato alla dipartita di d. Davide Albertario: "Con l'annunzio de le solite gazzarre settembrine, rievocanti nei facili entusiasmi la data vergognosa ritorna insistente al pensiero la figura atletica de l'indomito lottatore. Ritorna ogni, perché egli il forte, che del Papato fu sempre uno dei difensori più strenui, uno degli amatori più appassionati, è morto proprio il giorno susseguente a la data memoranda, mentre si spegneva lontano l'eco de le feste bugiarde [...]"

Ricordo che don Albertario, presbitero e giornalista italiano, direttore dell'«Osservatore Cattolico», nel 1898, dopo la manifestazione repressa da Bava Beccaris, venne incarcerato perché ritenuto uno dei fomentatori; è stato il prete che impugnava la penna come una spada: "Il popolo vi ha chiesto pane e voi avete risposto piombo." Ma torniamo al Portolesi.
Si occupa anche di critica letteraria e recensione di alcune opere di amici letterati. Nei suoi scritti antepone sempre alla firma, il nome del suo pase e la data. Il 1904 è l'anno in cui intrattiene un rapporto epistolare, seppure breve, con don Luigi Sturzo ma è nel 1905 che si rivolge, niente poco di meno, a Giovanni Pascoli.



Ho avuto modo di intervistare Francesco Portolesi, che vive in Lombardia, nipote dell'omonimo, nostro protagonista, e figlio di don Vittorio. Ricorda che il nonno era stato invitato ad andare a vivere a Roma, sia dopo la guerra che più tardi ma lui non ne voleva sapere di allontanarsi da Platì, per lui era impensabile lasciare il paese. Nonno ogni tanto aveva la fissa e si metteva a dirigere i lavori stradali, una cronaca dell'epoca che certamente hai, inoltre era nominato tra quelli che avevano portato la luce elettrica a Platì e San Luca, asserisce Francesco.



Portolesi è stato un personaggio con aspetti della vita ancora da decifrare. In un inventario pubblicato nel 2009, Storia e Diplomazia*, viene menzionata una lettera anonima contro l’apostata Portolesi Francesco di Platì relativa al 1932.

Nonno dopo l'alluvione - mi racconta ancora Francesco -  è letteralmente crollato e il suo cuore non ha retto più. Mio padre passò parecchio tempo su un materasso perché nonno non riusciva più a riprendersi dal disastro e lo scompenso cardiaco lo portò alla morte. E gli ripeteva che lui se ne stava per andare assieme al suo paese. E così alla fine fu. Mio padre dormiva li, per terra, sul materasso e a sua volta stava crollando fisicamente ma poi nonno si spense
Era il 14 novembre 1951.


Rimane uno di quei personaggi entrati nelle storie e leggende platiesi, ormai parte del folklore e dei modi di dire. Si dice che in paese, a un certo punto, si decise proprio che alcuni soggetti dovevano emigrare e li, la decisione era presa dal parroco e dal segretario comunale. Si dice anche che:

Cu passa i Platì
e non resta futtutu
o u segretariu è mortu
o u gianlongu è fujutu.




*Storia e Diplomazia in Ministero degli Affari Esteri, Segreteria Generale - Unità per la Documentazione Storico Diplomatica e gli Archivi




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