In memoria del lettore Pasquale Sergi


Pasquale Sergi nacque il 1° ottobre del 1917 in una famiglia di artigiani calabresi. Era figlio di Antonio Sergi, un mastro artigiano dai tratti distintivi, appartenente ai CAREJA, una famiglia rinomata per l’abilità e la dedizione al lavoro manuale, e di Maria Concetta Pangallo, donna di forza e carattere, figlia di Domenico e Angela Mittiga. Antonio aveva lasciato l’Italia per cercare fortuna in America, ma il destino volle che morisse lontano dalla sua terra, il giorno prima di poter tornare a casa. Il 13 settembre del 1913, Antonio e Maria Concetta si erano sposati, fondando una famiglia che avrebbe vissuto le gioie e i dolori di una vita ricca di sacrifici e speranze.

Pasquale aveva due fratelli: Francesca, affettuosamente chiamata Ciccina, nata nel 1914, e Domenico, detto Mimì, nato nel 1920. Cresciuto in un ambiente modesto, ma circondato dall’affetto della famiglia, Pasquale mostrò fin da giovane una propensione per lo studio e una forte vocazione spirituale. Scelse il cammino del sacerdozio in età precoce, distinguendosi come lettore appassionato e studioso attento.

La sua formazione sacerdotale iniziò al seminario di Gerace, dove ben presto seppe farsi amare e apprezzare per la sua dedizione e il suo spirito gentile. Gli anni di studio e preghiera lo portarono poi alla prestigiosa Pontificia Facoltà Teologica di Posillipo, dove il giovane Pasquale divenne un punto di riferimento per i suoi compagni, grazie alla profondità dei suoi pensieri e al fervore che lo animava. Era rispettato e stimato non solo per l’intelligenza e la cultura che andava acquisendo, ma anche per l’umanità che traspariva in ogni sua azione.

Di Pasquale rimangono poche tracce, frammenti di una vita che sembrano sfuggire al tempo: un ricordino a lutto, simbolo di una perdita sentita, e alcuni documenti conservati presso l'archivio vescovile di Locri, che testimoniano il suo percorso e il suo breve passaggio sulla scena del mondo. In quei documenti, si scorge l’eco di una giovinezza consacrata a ideali superiori, una vita che, pur breve, lascia un’impronta nella memoria di chi lo ha conosciuto.



Nel luglio del 1937  dall'Istituto campano comunicano al vescovo di Gerace che il Sergi era stato promosso De ordinibus minoribus: de ostiaratu et lectoratu, cioè all'ostiariato e lettorato. L'ostiariato verrà poi abolito come ordine minore della gerarchia cattolica da papa Paolo VI nel 1972.
In seguito, in una lettera dal seminario di Gerace, l'arciprete Giovanni Papandrea Borgia, riporta alcune caratteristiche dopo un'attenta analisi dell'alunno Sergi Pasquale che lì  Gerace aveva iniziato gli studi:

Il detto chierico è diligente e devoto nelle sue pratiche di pietà;
si accosta spesso e devotamente alla confessione e comunione;
con diligenza e pietà si presta a servire nelle sacre funzioni;
ancora non gli è stato affidato, fuori dal seminario, l'insegnamento del catechismo;
mostra propensione per il culto diurno, per la cura delle anime, per i sacri ministeri;
si dedica a preferenza e con diligenza agli studi sacri;
non lo ritengo solito di leggere libri e giornali profani;
usa le vesti clericali;
nelle vacanze non ha avuto familiarità con persone di non buone famiglie né con donne ecc. ecc.
si è mostrato incensurabile nel parlare;
non ha dato occasione a critiche quanto a costumi ecc.;
si comporta con gravità con i fanciulli e le persone di diverso sesso;
non è precline alle comodità, al vino, ai liquori, ai divertimenti profani;
per i superiori mostra obbedienza e rispetto
nei genitori non esistono indizi d'infermità psichiche, né di cattivi costumi;
non risulta che i suoi lo spingano al sacerdozio.
Gerace 16 luglio 1937.

Il 24.08.1937 viene promosso alla prima tonsura, cioè l'ingresso nello stato clericale (rito ora abolito). 



Nell'agosto del 1938 una lettera sottolineava un calo nello studio da parte di Sergi, forse qualcosa disturbava i suoi pensieri o un male affliggeva il suo corpo tant'è che pochi mesi dopo, il 7 febbraio del 1939, Sergi Pasquale, a soli 21 anni, moriva nel seminario di Posillipo. 
In queste pagine... affinché i morti non muoiano per sempre.

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