Il Contenzioso del 1809 tra le Università di Careri, Benestare e Platì e i Principi


Platì_panorama


Un racconto di giustizia feudale nelle terre calabresi

Era il 10 agosto 1809 quando un’assemblea cruciale si tenne per risolvere una delle dispute territoriali e feudali più emblematiche della Calabria citeriore. Al centro della questione, i diritti di semina e di uso delle terre appartenenti alle Università di Careri, Benestare e Platì, territori un tempo sotto il dominio diretto dei Principi di Cariati e del Duca di Bovalino.

Le tre Università, rappresentate dal Signor Giuseppe Rosati e supportate dai patrocinatori Pasquale Franceschini e Raffaele Malizia, si appellavano alla Commissione affinché fossero rispettati i loro diritti di proprietà sulle contrade locali, da sempre considerate libere e ad esclusivo beneficio dei cittadini. Eppure, il Principe di Cariati e il Duca di Bovalino avevano reiteratamente reclamato diritti non più validi con l’abolizione della feudalità, imponendo tributi e impedendo ai cittadini di accedere ai terreni per la semina.

La disputa sui diritti feudali

Le Università lamentavano che il Duca di Bovalino avesse abusivamente esercitato diritti di utilizzo dell'erba e che il Principe di Cariati avesse preteso pagamenti annuali (15 ducati e 20 ducati), senza alcuna legittimità. Questi tributi erano stati esatti senza titolo giuridico e, a detta degli abitanti, rappresentavano un abuso delle prerogative ormai obsolete dell’ancien régime.

I luoghi contesi comprendevano contrade come Cancello, Lagia, Fossia e Praicello, ritenute proprietà inalienabili delle Università e dei loro cittadini. Tuttavia, i due nobili non solo rivendicavano il controllo su queste terre, ma addirittura impedivano la semina negli anni in cui i campi rimanevano incolti.

La sentenza della Commissione

Dopo un'attenta valutazione delle prove e delle argomentazioni, la Commissione decise che i diritti reclamati dai feudatari erano da considerarsi nulli. L'erba, come qualsiasi altro bene derivante dalle terre, doveva essere appannaggio esclusivo dei proprietari legittimi, ossia i cittadini delle Università. Venne altresì stabilito che i Principi dovessero astenersi dall’esigere ulteriori pagamenti e che eventuali tributi già riscossi senza giustificazione fossero sospesi.

Il Regio Procuratore Generale, intervenuto nella questione, diede un mese al Principe di Cariati per produrre documenti a sostegno delle sue richieste. In caso contrario, ogni ulteriore pretesa sarebbe stata abolita senza possibilità di appello.

Un segnale di cambiamento

Questa sentenza segnò un passaggio significativo nella storia del territorio. Era il segnale che il sistema feudale, con i suoi abusi e le sue disparità, stava lasciando spazio a una nuova era, in cui le comunità locali avrebbero potuto reclamare i propri diritti. Sebbene il cammino verso l'uguaglianza fosse ancora lungo, quella decisione del 1809 rappresentò una piccola ma importante vittoria per le Università di Careri, Benestare e Platì.

Riflessioni finali

La vicenda ci ricorda quanto fosse arduo il percorso di emancipazione dalle logiche feudali, ma anche come la determinazione delle comunità e il ricorso alla giustizia potessero portare al riconoscimento dei diritti. I conflitti di terra, tanto comuni in Calabria, rappresentano uno specchio della complessità sociale ed economica di un’epoca in transizione, tra tradizione e modernità.

Nessun commento:

Posta un commento