Pasquale Rinaldo |
La pandemia influenzale del 1918, nota come "Spagnola," è stata uno degli eventi più devastanti della storia moderna. Con una portata che ha toccato quasi ogni angolo del pianeta, questa malattia ha causato la morte di oltre 25 milioni di persone, trasformando in tragedia il quotidiano di milioni di famiglie. Diffusasi sulle ferite ancora aperte della Grande Guerra, la Spagnola si insinuava tra le vite delle persone come un nemico invisibile e spietato, sfruttando la fragilità umana e i legami sociali per dilagare. Oggi, studi più recenti hanno rivelato che molte vittime, considerate sane, soffrivano in realtà di condizioni preesistenti, aggiungendo nuovi livelli di comprensione a un evento già intriso di dolore.
Tra le famiglie colpite da questa tragedia c’è la mia, dal ramo materno, i Rinaldo di Platì. La Spagnola non ha lasciato solo numeri nei registri, ma cicatrici profonde nella memoria della mia famiglia, tramandate di generazione in generazione. È un racconto che non ho conosciuto sui banchi di scuola o nei libri di storia, ma attraverso la voce di mio nonno, Pasquale Rinaldo, un uomo fiero, che ha costruito con determinazione una grande famiglia di nove figli insieme a mia nonna, Rosina Catanzariti.
La tragedia del 1918
Nel 1918, la pandemia colpì con una furia devastante il piccolo paese aspromontano di Platì. Il mio bisnonno, Antonio Rinaldo, morì il 10 settembre 1918, seguito, meno di un mese dopo, dal suo piccolo figlio Giuseppe, di appena sei mesi, che perse la vita il 7 ottobre dello stesso anno. La Spagnola portò via anche la moglie di Antonio, Maria Carbone, e una figlioletta. Di un’intera famiglia, l’unico sopravvissuto fu mio nonno Pasquale, che aveva solo tre anni all’epoca.
Rimasto orfano così giovane, Pasquale trovò sostegno negli zii paterni, Francesco, Domenico e Giuseppe, che lo crebbero con dedizione, trasmettendogli i valori della famiglia e della comunità. Nonostante le difficoltà, mio nonno Pasquale crebbe con un orgoglio che lo accompagnò per tutta la vita. Era un uomo che non si lasciava sopraffare dagli eventi e che, nel ricordo della sua famiglia perduta, trovava la forza per costruire un futuro migliore. Questo spirito lo portò a fondare una nuova generazione: con nonna Rosina, mise al mondo nove figli, Antonio, Maria, Elisabetta, Domenico, Giuseppe, Franca, Anna, Rosario e Benvenuta, una discendenza che divenne simbolo di rinascita e continuità.
Un legame personale con la Spagnola
La Spagnola non è solo un evento storico per me, ma una realtà che sento vicina. Ogni volta che guardo gli atti di nascita e di morte dei miei bisnonni, sento il peso delle loro vite spezzate e mi chiedo come fosse il loro volto, che espressione avessero nei giorni della loro quotidianità. Mi chiedo se la loro forza, il loro coraggio, vivano ancora in qualche modo in me e negli altri pronipoti. Quei documenti, fragili e ingialliti dal tempo, rappresentano un legame prezioso con il passato, frammenti di una storia che continua a vivere nei racconti della mia famiglia.
La resilienza di una famiglia aspromontana
La storia dei Rinaldo di Platì si intreccia profondamente con quella del territorio aspromontano, un luogo che ha visto generazioni crescere e affrontare sfide. Antonio Rinaldo, il capostipite della famiglia, e Maria Carbone, sua moglie, rappresentano l’anello di congiunzione tra il passato e il presente, mentre Pasquale, con il suo coraggio e il suo spirito indomabile, è l’incarnazione della capacità di trasformare la tragedia in una nuova speranza.
In un contesto di difficoltà estreme, la famiglia Rinaldo non ha mai perso il legame con la propria terra e le proprie tradizioni. Platì non è stato solo lo sfondo delle loro vicende, ma il fulcro della loro identità. Come tante altre famiglie aspromontane, i Rinaldo hanno trovato nella comunità e nella fede la forza per andare avanti, mantenendo vivi i valori della famiglia e dell’onore.
Ricordare per non dimenticare
Oggi, ricordare la storia della mia famiglia durante la pandemia del 1918 non è solo un tributo al loro sacrificio, ma anche un modo per onorare la memoria di tutti coloro che hanno vissuto e sofferto in quel periodo. Ogni documento, ogni racconto tramandato, è un tassello di un mosaico che ci ricorda quanto siano importanti le nostre radici. È attraverso queste storie che comprendiamo chi siamo e da dove veniamo, e troviamo la forza per affrontare le sfide del presente e del futuro.
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