Platì: tra storia e leggenda, la nascita di un paese aspromontano
Un’origine documentata: il feudo degli Spinelli
Come storico, posso affermare con certezza che Platì venne concesso come feudo alla famiglia Spinelli nel 1505. Questo dato, recuperato dai documenti storici, segna l’inizio ufficiale della storia del paese, ma lascia intravedere un passato ancora più remoto. È plausibile, infatti, che prima di tale data vi fosse già una piccola comunità radicata in questa terra aspra e selvaggia, fatta di contadini, pastori e artigiani che vivevano tra le fiumare e i boschi dell’Aspromonte. Tuttavia, accanto alla storia documentata, Platì vive anche delle sue leggende, tramandate oralmente e avvolte in un fascino senza tempo.
Carlo Spinelli e la fondazione del paese
Secondo una tradizione popolare, Carlo Spinelli, appartenente alla nobile famiglia feudataria, fondò Platì scegliendo una posizione geograficamente infelice, ma strategica per il controllo del territorio. Una poesia anonima, tramandata oralmente e riportata da Michele Fera, descrive con toni ironici la scelta del luogo: "Ammenzu a ddui hiumari e rocchi mpisi - é malu fatu e malu situatu." Eppure, proprio questa posizione isolata e difensiva ha permesso al paese di svilupparsi e prosperare nel corso dei secoli.
Il seme divino e la volontà di Dio
Un’altra leggenda racconta che fu Dio stesso a seminare Platì. Attraversando l’Aspromonte, il Signore rimase colpito dalla bellezza selvaggia del panorama e piantò un seme speciale ai piedi della montagna. Da quel seme nacque Platì, e con esso un popolo dotato di un’intelligenza particolare e di una resilienza straordinaria. Questa leggenda, seppur fantasiosa, riflette l’orgoglio e l’identità dei platiesi, che hanno saputo trasformare un ambiente difficile in una comunità viva e coesa.
San Pietro, il vento e il buio
Tra le storie più suggestive c’è quella di San Pietro, che secondo la tradizione visitò Platì insieme a Gesù e agli altri discepoli. Una notte, in un vicolo buio, Pietro inciampò e si ferì. Cercando aiuto, bussò alla porta di una casupola, ma il padrone di casa si rifiutò di uscire, temendo che il vento spegnesse l’unica lucerna. Offeso, San Pietro profetizzò: "Vento e buio non mancheranno mai da questo paese!" Ancora oggi, il vento sembra portare con sé il ricordo di quella notte, accompagnando le storie di Platì.
Leone Fera e il tesoro del diavolo
Una delle leggende più affascinanti, narrata proprio da Michele Fera in un suo articolo, è quella di Leone Fera, figura leggendaria che avrebbe fondato Platì circa duemila anni fa. Leone, secondo il racconto, era un uomo astutissimo che riuscì a sottrarre un immenso tesoro al diavolo, utilizzandolo per fondare il paese. È probabile che Michele Fera abbia inventato questa storia per aggiungere prestigio alla sua famiglia, ma il fascino della leggenda rimane intatto, alimentando l’immaginario collettivo. La domanda che ancora oggi ci si pone è: dove sarà andato a finire quel tesoro?
Un covo di briganti?
Secondo alcuni racconti tramandati dagli anziani del paese, Platì sarebbe sorto come un covo di briganti. Nascosto tra le gole dell’Aspromonte, il paese avrebbe offerto rifugio a fuorilegge che, grazie alla posizione strategica, potevano controllare i passaggi e difendersi da eventuali incursioni. Tuttavia, non esistono documenti storici che confermino questa teoria, lasciandola nel regno del folklore locale.
Un luogo di devozione e miracoli
Oltre alle leggende, Platì è sempre stato un centro di profonda devozione mariana. Come racconta Elisabetta Fera nel suo toccante racconto La Madonna e Platì, il paese è legato a molteplici immagini della Vergine: la Madonna di Loreto, la Madonna del Rosario e Maria SS. della Montagna. Ogni immagine è associata a miracoli, processioni e momenti di preghiera collettiva, come il salvataggio durante l’alluvione del 1951 o la protezione dal bombardamento del 1943.
La memoria di Michele Fera
Michele Fera, nelle sue cronache per la Gazzetta del Sud, ha raccolto e trascritto molte di queste storie, contribuendo a preservare un patrimonio immateriale unico. I suoi racconti, intrisi di ironia e saggezza popolare, offrono uno spaccato della vita platiese, dalle tradizioni orali alle leggende che attraversano i secoli.
Storia e leggenda si intrecciano
Platì, dunque, non è solo un luogo geografico, ma un crocevia di storie. Tra i documenti storici e le leggende, emerge un paese che ha saputo affrontare le difficoltà con determinazione e spirito di comunità. Che sia nato per volere di Carlo Spinelli, seminato dal cielo, fondato da Leone Fera o abitato da briganti, Platì è oggi una terra viva, dove la storia e la leggenda continuano a camminare insieme, sussurrando ai suoi abitanti i segreti di un passato intramontabile.
Dedico questa storia al mio caro amico Giuseppe Romeo di Bruno, giovane studente appassionato di storie e della storia di Platì. Con la sua curiosità e il suo amore per il nostro paese, Giuseppe è sempre pronto a offrire il suo aiuto ogni volta che, dal mio lontano nord, ho bisogno di una foto, di un’informazione o di un dettaglio che solo chi vive nel cuore del profondo sud può cogliere. La sua disponibilità e collaborazione sono un ponte prezioso che accorcia la distanza tra la terra dei miei avi e quella dei miei figli, e quindi tra il mio paese natale, dove ho vissuto, a quello in cui vivo ora.
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