PEL GIUBILEO PONTIFICALE, nuovi versi di Ernesto Gliozzi senior



Nel 1903, ultimo anno del pontificato di Papa Leone XIII, veniva pubblicata una raccolta di versi di Ernesto Gliozzi senior intitolata PEL GIUBILEO PONTIFICALE sulla rivista La Scintilla: giornale della domenica (1 marzo, fascicolo 9, anno 4). Questi versi celebravano il giubileo straordinario indetto nel 1886 da Leone XIII, pontefice noto per la sua apertura alla modernità e il dialogo con il mondo contemporaneo.

La poesia PEL GIUBILEO PONTIFICALE di Ernesto Gliozzi senior celebra con intensità lirica e fervore religioso il pontificato di Leone XIII, evocando una scena di unità spirituale e resistenza in un periodo di turbolenze e minacce per la Chiesa. La voce del poeta invita i “fratelli” a unire le proprie preghiere, descritte come un’espressione giubilante di fede che si innalza a Cristo, celebrando un papa raffigurato come una guida potente e illuminata.

Il primo verso, con il richiamo “Fratelli, venite”, crea un senso di comunità, mentre le immagini della “palma e uliva” e della “Santa Bandiera” rappresentano sia la pace che il trionfo spirituale. La metafora dello “scoglio” evoca il Vaticano come una roccaforte incrollabile, che resiste al “ruggito” dell’oceano di conflitti attorno ad esso, suggerendo una Chiesa ferma di fronte agli assalti del mondo moderno. La figura di Leone XIII appare come un faro che non teme le tempeste e mantiene viva la luce della fede.

Nei versi “Per l’idea quanto è bello soffrire, / Lottare, morire!”, Gliozzi esprime un richiamo al sacrificio per la fede, che rende la sofferenza e la lotta un ideale nobile e glorioso. L'incitazione finale di Leone – “Avanti!” – risuona come un invito non solo alla resistenza spirituale, ma alla vittoria attraverso la fede, la speranza e l’amore che “trabocca” dai cuori dei credenti. Il tono eroico e il linguaggio ricco di simboli sacri donano alla poesia un senso di dignità e solennità, incarnando la visione di Gliozzi di una Chiesa trionfante.

Fratelli, venite, la prece
Dal petto sgorgante giuliva
A Cristo drizzate. Egli fece
Che - cinto di palma ed uliva -
Di Pietro su l'erma scogliera
Un Vecchio regnasse felice
Ed alta la Santa Bandiera
Levasse - di popoli ultrice -
La Croce! - Venite, o fratelli,
Venite ed i canti più belli
Quest'oggi s'elevino a coro:
Venite, v'imploro.
E l'oceano d'intorno spumeggia
E ruggisce, di rabbia freme.
Su lo scoglio, frattanto, rosseggia
- Come faro che 'l vento non teme -
Una face. D'eletta coorte
Circondata, Leone l'impugna:
Tutti sono votati a la morte,
Sono tutti parati alla pugna.
Accorrete, fratelli, anche noi
Pugnerem, moriremo da eroi...
Per l'idea quanto è bello soffrire,
Lottare, morire!...
"Oh de la fede forte,
Bella, gentil coorte,
- Dice Leone -
Tu vincerai: La Croce
Mette in fuga veloce
Il campione
D'abisso. Avanti, avanti
Con la fede ne 'l core,
Con la speme ne gl'occhi,
L'amore
Da 'l core vi trabocchi:
Avanti!"

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