Giovanni Virgara, da Platì a Palermo tra poesia e arte - prima parte


Mi racconta Johnny, uno dei nipoti che vive a Palermo: teneva nel suo studio la foto di una processione a cui era molto legato

foto su gentile concessione degli eredi Virgara

Le volte che ho avuto modo di accompagnarlo in macchina a Platì, mi raccontava con una certa fierezza le storie della nostra famiglia e fatti del paese.

Giovanni Virgara si era trasferito a Palermo da Platì alla fine degli anni 30 e ho sempre saputo si fosse dilettato nell’arte dello scrivere, in particolare nella poesia. Scopro adesso fosse un artista completo, essendosi dedicato anche alla pittura. Uno dei suoi dipinti mi ha colpito in particolare: è la sua casa natale a Platì.

casa natale di Giovanni Virgara

Attraverso l'arte della penna ha immortalato ricordi ed esperienze regalandoci diverse pubblicazioni. Nel 1991 pubblica "Nostalgica poesia" dove sottolinea il suo legame per Platì, nel '93 esce una seconda raccolta di poesie e nel 2008 pubblica "Fatti e misfatti". Sono 15 i capitoli che raccontano la sua vita nell'autobiografia pubblicata nel 1991, intitolata IO, dove il narratore Virgara alterna a ricordi personali scorci della vita platiese, usanze e tradizioni. Attraverso i racconti della sua famiglia, la sua fanciullezza, gli anni in seminario, i suoi studi e le sue passioni in quanto giornalista, poeta e pittore, scopriamo un Giovanni Virgara che ancora non è stato raccontato e pagine che meritano di essere rispolverate e rese pubbliche affinché si apprenda, sempre più, ciò che Platì è stato.

Giovanni Virgara il secondo da sx. In basso i tre figli: Concetta, Pino e Antonio

durante il servizio militare


Giovanni Virgara nasce il 28 gennaio del 1916 da Giuseppe e Concetta Sposato di Oppido. Di leva a Palermo nel 1936, dopo il congedo decide di restarci prendendo residenza e nel '38 conosce Rosa Feo, la donna che diventerà sua moglie e madre di Concetta, Giuseppe e Antonio. Durante gli studi nel seminario di Gerace impara l'arte della rilegatura dei libri ed è proprio in quest'ambito che trova il suo prima lavoro, una rilegatura prima e una tipografia dopo. 
Al suo battesimo il padrino è stato uno dei più grossi proprietari di Platì, Zappia Rosario, più noto come "Su Rosario". Anche Giuseppe Virgara, il padre, era un importante e benestante commerciante di bestiame. In un paesello ultramontano, circondato da tre lati da alte montagne e dal quarto da un orizzonte lontano, lontano che si perde nell'immensità dell'azzurro del mare, diviso da una "fiumara" impetuosa d'inverno e ruscelletto d'estate, ove le donne usavano andare a fare il bucato; paese allora famoso per il suo bestiame, per il suo olio sopraffino, per l'insuperabile formaggio che portava il suo nome; oggi tristemente famose per qualcosa di più grande e di più elevata portata: la delinquenza organizzata, i sequestri di persona, le estorsioni: Platì, ivi sono nato: io.
Durante la Prima Guerra Mondiale il padre era stato esonerato dal richiamo alle armi perché padre di sei figli. Esercitava il commercio all’ingrosso di bestiame, sia bovino che ovino, suino ed equino, con una mandria che spesso raggiungeva anche i mille capi. Era una grande fattoria quella dei Virgara (Giovanni nella sua biografia ci tiene a precisare che il cognome originale fosse Vergara). C’erano circa quindici persone a governare la mandria, dopo il massaro vi erano pecorai e garzoni. Si viveva tutti insieme soprattutto nei periodi di maggior lavoro. Il bestiame era quasi sempre di transito e veniva smistato per poi essere avviato alla vendita nelle fiere, come ci hanno raccontato anche i maggiori western americani. Poteva accadere che il bestiame venduto fosse inferiore di quello acquistato, pertanto la mandria era sempre costante. Lo stesso bestiame alimentava una macelleria sempre di proprietà della famiglia, oltre le altre macellerie del paese. Ogni domenica il sig. Giuseppe Virgara pagava il salario a tutti, arrotondando ogni volta che fosse possibile.
 
i genitori, Giuseppe Virgara e Concetta Sposato

I nonni di Giovanni erano Giosafatto di Rosario (detto dolivico) e di Mittiga Francesca, e Papalia Marianna di Domenico e di Violi Maria (e qui vengo a scoprire che io e Giovanni Virgara abbiamo antenati in comune). Nel raccontare della sua famiglia il Virgara ricorda alcuni zii: quelli paterni, Francesco mai conosciuto perché deceduto prima della sua nascita, così Rosario, emigrato in America senza fare più ritorno. Domenico che definisce maestro di calligrafia. E poi gli zii materni: Peppino Sposato che era magistrato ed aveva raggiunto il grado di presidente della cassazione, Domenico Sposato compositore musicale, Giovanni Sposato, arciprete della diocesi di Oppido, ucciso nel 1919 da mano criminale.



Qui, alcuni dei suoi dipinti, su gentile concessione degli eredi Virgara







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