“Ho fatto prendere le Pillole Pink ad una giovanetta anemica, la quale da lungo tempo si dolevan di una grande debolezza generale accompagnata da palpitazioni di cuore, da cefalea o mancanza di appetito. Ella aveva seguito varie cure senza ottenerne sollievo, quando venne a trovarmi. Le Pillole Pink mi avevano, in casi simili, dato tanta soddisfazione che non ho esitato a prescrivergliele. L’effetto prodotto delle Pillole Pink è stato superiore alla mia aspettativa. Tutti i sintomi della cloro-anemia si modificarono molto rapidamente e la giovanetta gode ora perfetta salute.”
Le Pillole Pink erano state create dal dott. Williams come un farmaco per il gentil sesso, per tutti i mali che potevano affliggere l’organismo femminile, alcuni dei quali paradossali, come per esempio l’irascibilità e il pallore. Se poi la donna era pallida ed irascibile la disgrazia era doppia. Fino agli anni Cinquanta i processi fisiologici femminili erano quasi un mistero: si era più sicuri della probabile anatomia degli alieni piuttosto che sull’utero e sul fatto che questo potesse ruotare in loco come una trottola. Detto questo, detto tutto. Le Pillole Pink ebbero un buon successo non solo nei Paesi di lingua anglosassone, ma anche in Italia, soprattutto per via del loro distributore per la penisola: la Manetti e Roberts di Firenze ( quella del Borotalco). Queste pillole avevano diversi ingredienti ma per farla breve erano inutili, esattamente come erano inesistenti le malattie che dovevano curare. (informazioni tratte dal blog lafarmaciadepoca)
Nell’Annuario sanitario d’Italia del 1903 oltre a Zappia e Papalia sono presenti per Platì: il medico Macrì Benedetto, il farmacista Macrì Marcello e le levatrici Latorre Antonietta e Morabito Concetta.
Nel Giornale di Udine del 1908 (28 dicembre) viene riportato nuovamente il giudizio dello Zappia sulle miracolose pillole, accompagnato da un ritratto dello stesso.
Nel 1915 è membro del Comitato di Assistenza Civile di Platì, formato per assistere e sostenere le famiglie bisognose e i parenti delle vittime di guerra. In una delle riunioni informa il Comitato sulle condizioni piuttosto allarmanti di una puerpera moglie del Bersagliere Francesco Caruso ed il comitato elargisce un primo sussidio di lire trenta. Si pensa pure per la neonata – domani forse orfana – e si provvede ad una balia nella persona di Immacolata Sergi alla quale si assegnano lire 20 mensili.
Muore il 15 novembre del 1931
Nessun commento:
Posta un commento