Il terremoto del 1783 a Platì



Dal terremoto del 1783 un percorso attraverso la storia per conoscere il mio piccolo paese aspromontano. All'interno vi è l'inedita relazione ritrovata sul terremoto del 1894. ARGOMENTI: 00:00 - Introduzione e storia del terremoto 00:07:16 - Platì 00:11:51 - I provvedimenti del re 00:13:35 - Il terremoto del 1894 00:18:15 - Outro

1783, Mottaplatì, “parte distrutto, parte lesionato e parte cadente”...

ho scelto come titolo proprio la descrizione che appare nell’opera del Vivenzio1 . Platì come tanti altri villaggi ha subito ingenti danni. Tutto inizia il 5 febbraio del 1783 come sappiamo e nello stesso giorno di molti secoli prima, sotto l’impero di Nerone, un grande terremoto aveva devastato la Campania2. Il terremoto del 1783 ha avuto un’eco incredibile poiché ha destato la curiosità di viaggiatori, ambasciatori, diplomatici provenienti da diversi luoghi d’Europa e diverse sono le pubblicazioni avvenute subito dopo il terremoto. Michele Sarconi in Istoria de fenomeni del tremoto avvenuto nelle Calabrie, e nel Valdemone nell'anno 1783, pubblicato nel 1784, dice che i luoghi più offesi furono S. Agata , Caraffa , Cafignano , Beneſtare, Cirella , Ardore, Careri , Natile , Antonimina , Canolo, e Portigliolo. I meno lesi poi furono Motta, S. Luca, Plati, Bombili, S. Nicola dei Canali, Condojanne , Canali , S. Ilario , Ciminà. Il geologo francese Déodat de Dolomieu, parlando della dépravation incroyable des moeurs - incredibile depravazione della morale - che seguì al terremoto del 1783 riferisce il caso di un uomo di Polistena che rimase sotto le macerie della sua casa, con le gambe che sporgevano dalle rovine. Il suo servo accorse, gli tolse le fibbie d'argento dalle scarpe e fuggi, senza tentare di liberarlo. A Santa Cristina ci fu un cambiamento di sito: una vigna in cima a una collina, si ritrovò in pianura in un luogo ove sorgeva un oliveto che occupò il suo posto in cima alla collina3. Bianco, nella cui baronia rientrava Platì, una delle più cospicue e antiche terre della diocesi, occupava il quinto posto nella gerarchia ecclesiastica. Col terremoto del 1783 il paese rimase totalmente distrutto compresa la Chiesa parrocchiale. Cirella, oggi frazione di Platì, vide l’antica chiesa dell’Immacolata rovinata dal terremoto, così come il villaggio e poi la chiesa di Benestare, rifatta dalla pietà dei fedeli, e dotata dal Duca di Benestare D. Giovanni Pescara, con l'onere di due messe settimanali. Il grande flagello distrusse completamente il vecchio abitato di Potamia. Oggi rimangono i muri perimetrali della chiesa e di qualche edificio. La vasta produzione bibliografica di poco successiva ai terremoti del 1783, è dovuta al grandissimo impatto che la catastrofe ha avuto sull’intera società meridionale e sulla cultura europea tutta. Da una parte vediamo lo snodarsi del pensiero scientifico in uno studio sul campo senza precedenti per dimostrare e confutare le diverse teorie sull’origine dei terremoti; dall’altra parte scorgiamo l’intellettualità calabrese e partenopea intenta a lanciare una nuova progettualità all’assetto economico e abitativo della Calabria. Vengono presentate nuove planimetrie urbane per: Mileto, Seminara, Reggio, Sant'Agata di Reggio, Sant’Eufemia di Sinopoli , Bianco, Palmi, Bagnara Veniamo al dunque: Platì nasce come feudo degli Spinelli, principi di Cariati, nel 1505. A fine XVIII secolo aveva già sostituito il suo toponimo, usato per lo più nel corso del ‘600, Fundaco, con quello di Mottaplatì. Il XVII secolo è la fase in cui il villaggio prende forma e si ingrandisce, la civiltà è contadina, agreste per il 90%. A fine secolo giungono grossi proprietari terrieri come la famiglia Oliva, e con essi una maggiore apertura commerciale verso la marina e quindi l’avvio di una classe artigianale che si consolida per tutto il ‘700 ma strettamente assoggettata a quel sistema di signoria e vassallaggio, tipico di certe zone dell’entroterra aspromontano. Molti contadini e pastori, diversi massari, mulattieri, artigiani e pochi signori che detenevano in mano tutto, un esempio è la già citata famiglia Oliva insieme ai Furore e pochi altri. Il terremoto del 1783 colpì duramente Platì provocando 25 vittime e danni ingenti. Il 1783 è l’anno che vede ben 52 nascite, fra esse vi sono cognomi ormai scomparsi da Platì come Lenza, Mantegna, Nittis, Varvaro, Stella. Fra i nati c’è un Domenico Fera, (1783-1856), futuro priore di Polsi che pubblicherà nel 1851 l’importantissima opera Sul santuario di Polsi in diocesi di Gerace, e intanto il notaio Carlo Iozzi redigeva i suoi atti all’interno di baracche allestite all’occorrenza. Si vivrà in baracche non solo lungo il 1783 ma anche negli anni successivi. I registri parrocchiali non ci danno riscontro sul numero delle vittime ma è ancora grazie al Vivenzio che possiamo apprendere il numero di 25 che egli divide in 8 maschi, 9 donne e 8 ragazzi. Racconta che il territorio produce grano, granone, latticini e seta, 1143 abitanti. La chiesa, che era già stata danneggiata dal terremoto del 1638, era situata nel primo rione abitato e fu totalmente distrutta dal terremoto e riedificata dopo diverso tempo sul posto stesso dove oggi è piantata, perché più centrale e più stabile per la natura del terreno. I danni furono considerevoli, per l’ammontare di centomila ducati, in base alle cifre della perizia condotta dalla Giunta di corrispondenza e della Cassa Sacra. Tenendo conto che un ducato equivaleva a 3,44 grammi di oro, il prezzo odierno della materia prima sarebbe di circa 100 €. Quindi, a spanne, si può affermare che centomila ducati oggi potrebbero valere 10 milioni di euro. Una volta ricostruita la chiesa madre, il Marchese di Fuscaldo la dotò di una congrua di 150 ducati annui, che doveva corrispondere il Reale Demanio, ed ebbe poscia, come ci racconta il Canonico Antonio Oppedisano nella sua Cronistoria, una sopradotazione in beni fondi, provenienti da Luoghi Pii, cioè: il beneficio dell'Annunziata di patronato Zappia, con l’onere di due messe settimanali; quello di S. Giuseppe, della stessa famiglia Zappia; e quello del SS. mo, fondato da Martino Oliva, con l'onere di una messa settimanale. Con l’ordinamento amministrativo del generale Championet, nel 1799 Platì divenne autonoma rientrando nel cantone di Roccella. I Francesi, nel 1807, ne fecero un’università compresa nel governo di Ardore. Elevata a comune, le vennero in seguito assegnate le frazioni di Cirella e Natile (quest’ultima oggi è frazione di Careri). Nella prima metà dell’Ottocento venne chiamata Mottaplati e soltanto alla fine di quel secolo riconquistò l’antico nome. Platì aveva già sofferto la fame in una terribile carestia avvenuta nel 1768. Solo il sopraggiungere di 300 tomoli di granone che i vaticali trasportarono da Santa Cristina, su richiesta e spesa dei signori Domenico e Antonio Oliva, la cittadinanza riuscì a stento a risollevarsi. A Santa Cristina d’Aspromonte, del disordine verificatosi in seguito al terremoto, approfittarono uomini provenienti dal versante ionico, soprattutto mulattieri di Platì che portavano grano in cambio del vino. Trovarono bauli e tanto materiale galleggiante nel lago e senza pietà ne approfittarono per trafugare i cristinesi terremotati 4 . 4 memoria popolare riportata dal dott. Violi A. di Santa Cristina. Per ulteriori informazioni vedasi dello stesso autore Santa Cristina dalle origini al 1783, Tauroprint Circa 10 anni dopo, precisamente nel 1795, Giuseppe Maria Alfano nella sua Istorica descrizione del Regno di Napoli diviso in dodici provincie così descriveva Platì: Plati, seu Motta Plati terra : Dioc. , e pertinenza di Gerace, d'aria buona , fa di popolazione 1295.  
In tutto questo dell’organo a sette registri e delle tovaglie d’altare donate dal principe Scipione Spinelli, riportate in una platea del 1741, ormai non vi è più traccia. 

Due giorni prima del terremoto, la Spagna aveva riconosciuto l'indipendenza degli Stati Uniti d'America; un giorno prima l’Inghilterra aveva dichiarato di voler cessare le ostilità con gli Stati Uniti in quella che era la Guerra d’Indipendenza. Nel 1783 Vittorio Alfieri viene accolto nell’Accademia dell’Arcadia, è il periodo di maggior successo della sua carriera, compone be 14 tragedie tra cui La Congiura de’ pazzi; Jacques-Louis David presenta all’Accademia il dipinto Il compianto di Andromaca sul corpo di Ettore. In Giappone 1000 persone muoiono per un’eruzione vulcanica che blocca il corso di un fiume. l’Inghilterra subisce un'invasione di vespe. Con i fratelli Montgolfier si ha la prima ascensione umana con un pallone ad aria calda. a Brienne un giovane Napoleone Bonaparte nella sua scuola si divertiva in una battaglia a palle di neve mostrando già grandi doti di comando. Il XVIII secolo è l’epoca in cui David Hume considera l’ipotesi che il nostro universo sia stato prodotto da un lungo processo di tentativi ed errori da parte di un creatore incompetente. È il secolo in cui si ricorda che tra la Calabria e la Sicilia si hanno fra le 30.000 e le 50.000 vittime a causa di un terremoto dell’XI° della scala Mercalli.

1 G. Vivenzio, Istoria de' tremuoti avvenuti nella provincia della Calabria ulteriore e nella città de Messina nell'anno 1783: e di quanto nella Calabria fu fatto per lo suo risorgimento fino al 1787 : preceduta da una teoria, ed istoria generale de' tremuoti, Nella Stamperia Regale, 1788. 
2 Lucio Anneo Seneca, Naturales quaestiones. 
3 C. Puntillo, Civiltà dello stretto “Quaderni Bagnaresi”. 

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