Domenico Fera e il Santuario di Polsi: tra storia, fede e tradizione


Tra i componenti illustri della famiglia Fera, c'è da ricordare il sacerdote Domenico.

L’arciprete Domenico Fera (1792-1856), figura di spicco nella storia del Santuario di Polsi, dedicò la sua vita alla promozione del culto della Madonna della Montagna e alla valorizzazione del Santuario stesso. Nato a Platì dal mastro ferraio Michele Fera e Candida Nirta, Domenico mostrò fin da giovane una vocazione profonda che lo portò a ricoprire ruoli cruciali nella diocesi di Gerace, distinguendosi per la sua devozione e il suo impegno nello studio e nella gestione del patrimonio ecclesiastico.


È noto per la sua opera intitolata "Sul Santuario di Polsi sito nella diocesi di Gerace - Memorie...", pubblicata nel 1851. Questo testo rappresenta un contributo fondamentale per la documentazione storica e religiosa del santuario. L’opera affronta le origini del santuario, strettamente legate alla tradizione del ritrovamento della croce di ferro, e narra l’arrivo della statua della Vergine, offrendo due versioni: una legata a Napoli e l’altra a Messina. Fera dedica ampio spazio ai miracoli attribuiti alla Madonna della Montagna, come guarigioni, moltiplicazioni dell’olio e persino resurrezioni. Pur riconoscendo che tali eventi non fossero ufficialmente approvati dalla Chiesa, li presenta come prova della devozione popolare, arricchendo il racconto con canti e preghiere che rafforzano il legame spirituale tra il santuario e i suoi fedeli.

Il viaggio di Edward Lear e l’incontro con Domenico Fera

Tra le personalità che visitarono il Santuario di Polsi, all'epoca in cui Fera era rettore, spicca lo scrittore, poeta e disegnatore inglese Edward Lear (1812-1888). Il 25 luglio 1847, Lear iniziò un viaggio attraverso la Calabria Ulteriore I (l’odierna provincia di Reggio Calabria), accompagnato dall’amico John Proby e dal mulattiere Ciccio, una guida reggina che lo assistette con fedeltà. Durante il suo lungo itinerario, che si protrasse fino al 5 settembre dello stesso anno, Lear visitò anche Polsi. Qui, probabilmente, incontrò Domenico Fera. Sebbene non esistano prove documentali di un loro incontro, è affascinante immaginare il dialogo tra questi due uomini: un viaggiatore affascinato dalla bellezza e dalla cultura calabrese e un sacerdote profondamente radicato nella spiritualità e nelle tradizioni del luogo.

Domenico Fera fu nominato rettore del Santuario di Polsi nel 1836 e dedicò vent’anni alla sua gestione. Durante il suo mandato, affrontò le difficoltà derivanti dal devastante terremoto del 1783, che aveva gravemente danneggiato le strutture. Fera si impegnò nel restauro del santuario, rafforzandone le mura, abbellendolo con nuove pitture e introducendo importanti migliorie strutturali. Una delle testimonianze materiali del suo operato è il confessionale ligneo realizzato nel 1855 dai fratelli falegnami Vincenzo e Luigi Salerno di Serra, che porta incisa sulla cornice superiore l’iscrizione:
"Fatto Il 31 Luglio 1855 dai fratelli falegnami Vincenzo e Luigi Salerno di Serra per procura dell'arciprete e superiore di Polsi Domenico Fera di Platì"

il confessionale voluto da Domenico Fera nel 1855

Oltre alla sua attività di scrittore, Fera compose preghiere e canti, come la famosa canzonetta dedicata alla Vergine:

"Nel vasto mar del mondo, / tu sei l’amica Stella / e puoi la navicella / dell’alma mia guidar. / In questa valle ancora / il nome tuo si onora".

Questa produzione poetica e letteraria dimostra la profondità della sua fede e il suo desiderio di tramandare alle generazioni future il significato spirituale e culturale del santuario. Domenico Fera morì a Platì nel 1856, ma la sua eredità spirituale e culturale vive ancora attraverso il Santuario di Polsi, che continua ad attrarre pellegrini e studiosi.

 

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