Iniziavamo a salire verso "Panduri". Lasciavamo le stradine sterrate per arrampicarci su, su, dove gli arbusti erano più rigogliosi. E iniziavamo: avevamo dei sacchi che allacciavamo alla vita per avere le mani libere e poter così raccogliere quei fiori preziosi. Respirando a pieni polmoni e assaporando il profumo che si spandeva da quei piccoli e meravigliosi fiori gialli. Ci aiutavamo aggrappandoci agli arbusti circostanti a volte anche correndo il rischio di tagliarci le mani se l'arbusto o siepe di fortuna era a "ddisara".
E poi tornavamo giù con il nostro raccolto che veniva successivamente consegnato a persone che si occupavano di spedirlo per la lavorazione e quindi l'estrazione del profumo. Anni prima, mia madre e le altre donne della zona, dalla ginestra ricavavano i filati per la tessitura, attraverso procedura lunghe e pazientose, che poi successivamente andavano a tessere coi telai.
Non so esattamente quanto in realtà aiutassi mia mamma perché non potevo evitare di fermarmi a contemplare il paesaggio, mentre il sole iniziava a colorare di rosso facendo sembrare uno stupendo quadro d'autore l' Aspromonte maestoso.
coperte di ginestra |
Anna Zappia
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