Platioti di passaggio: il senatore Sisinio Zito e la sua infanzia a Platì


 

Con questo articolo inauguro una serie di post che vogliono ricordare chi a Platì ci è stato ma solo di passaggio. Coloro che per un attimo, un periodo determinato, sono stati platiesi e hanno potuto respirare quella vita e osservare quei costumi e consuetudini del nostro passato. 

Fra questi, ho scoperto di recente, possiamo annoverare il compianto senatore Sisinio Zito (Condofuri, 15 aprile 1936 – Roccella Jonica, 6 luglio 2016). Secondo di quattro fratelli, nasce da Bruno, segretario comunale, un ruolo all’epoca importante e di prestigio, e da Carmela Schirripa, insegnante elementare.

Erano gli anni 40 ed il signor Bruno Zito, viene chiamato a ricoprire il ruolo di segretario comunale e da Bova, paese dove esercitava lo stesso impiego, si trasferisce a Platì con tutta la famiglia.

Il giornalista Raffaele Malito racconta la storia del senatore in una pubblicazione edita da Città del Sole e data alle stampe nel 2018: "Raffaele Malito ha ricostruito mirabilmente l'intensa biografia di Sisinio Zito, politico e intellettuale socialista che è riuscito come pochi a coniugare l'elaborazione di progetti elevati da intellettuale di vasta e poliedrica cultura e la capacità di tradurli in atti concreti. L'opera si legge come un romanzo. Malito si è calato nel personaggio sino a coglierne e a descriverne le varie fasi dei suoi densi ottanta anni come se li avesse vissuti in prima persona. È partito dalla nascita e dai primi anni delle elementari frequentate a Platì. Lo ha seguito nel suo articolato percorso di formazione dal cuore del Mediterraneo (da Locri a Roma, da Cambridge alla Sorbona e a Monaco di Baviera). Ha ricostruito la sua palestra politica nella vice-direzione della Sezione Cultura del PSI e nella condirezione di Mondoperaio. Ha evidenziato il suo apporto concreto alla Locride e a Reggio città e provincia come senatore e uomo di governo. Ha rivissuto la sua orgogliosa azione culturale in difesa della Calabria e del Sud dai conati del risorgente razzismo antimeridionalista." (Dall'introduzione di Pasquale Amato).

La formazione di Zito comincia proprio a Platì dove frequenta i primi due anni delle elementari, quando ancora il paese viveva di agricoltura e pastorizia più che mai, negli anni in cui la matriarcale chiesa aveva richiesto l'obolo di una pietra al giorno per la ricostruzione. Mi racconta il fratello, Francesco Zito che ho intervistato qualche giorno fa, "mi ricordo che partecipammo con gli altri bambini al trasporto delle pietre per la costruzione della chiesa matrice". Il suono della campana imponeva il raduno e tutti si prestavano per la riedificazione del duomo. "Abitavamo - mi racconta ancora - all'ultimo piano del palazzo Oliva, in piazza mercato. Ho diverse immagini di Platì, ad esempio mi ricordo il signor Catanzariti, il mulattiere, (qui sta rievocando il ricordo di mio zio Micuzzu u sciampagnu) che alle 11 di sera partiva con il suo mulo per giungere alle prime luci dell'alba a Locri dove rifornirsi di vettovaglie varie. Ricordo la ritirata dei tedeschi durante la guerra, attraversavano Platì e molti cittadini esposero ai balconi lenzuola bianche in segno pacifico".

Sono quegli anni vissuti a Platì  che si sono rivelati determinanti per Sisinio Zito. Una cicatrice sulla fronte ne ha immortalato i suoi giochi, mentre si divertiva a lanciare pietre con Rocco Fotia (1934-2007), una l'aveva colpito. Con Rocco condivideva non solo le giornate platiesi ma anche lo stesso giorno di nascita, un'amicizia sugellata poi divenendo "compari" per battesimi. Quegli anni hanno instaurato in lui un dna della memoria con l'immagine delle "scarpe e dei poveri vestiti" dei suoi compagni delle elementari. Attraverso le vite dei suoi compagni, nello sguardo di un ragazzino che osservava la Platì degli anni 40, aveva capito che "c'era chi stava male e chi stava meglio, che c'era chi poteva e chi le cose belle le poteva solo sognare".

"Non lo so con esattezza, ma il mio rifiuto, oggi, di accettare che le cose restino come sono, che non ci sia modo di cambiare l'esistente, che bisogna rassegnarsi al fluire inesorabile di eventi determinati... non si sa come e da chi, viene da lontano, da quei pochi anni vissuti con la mia famiglia a Platì".


Francesco Violi


Ringrazio per i racconti regalatemi: la moglie del senatore, la signora Assunta Zito e il fratello Francesco. Consiglio la lettura di: Sisinio Zito, un politico visionario. Il coraggio di rischiare sognando l'impossibile - di Raffaele Malito, Città del Sole edizione, 2018

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