E' IL CASSAZIONISTA DE GRAZIA CHE PROVA A COLMARE IL VUOTO NELLA GESTIONE COMUNALE
La fuga della politica: un giudice si candida a sindaco nel cuore dell'Aspromonte
Si dovrebbe votare a maggio. Nella lista solo candidati in divisa e col certificato di "pulizia" in tasca
La cittadina di Platì in provincia di Reggio Calabria
PLATI’(Reggio Calabria) – Un giudice si candida a sindaco nel comune di Platì. E’ Romano De Grazia, ex presidente di Cassazione che ha deciso di correre in soccorso al comune aspromontano, un tempo patria dei sequestri di persona. In questo paese di 3200 anime, arroccato nel cuore dell’Aspromonte, i partiti politici hanno da qualche tempo abbandonato il campo. Anche lo Stato ha dimenticato Platì e così qui la gente vive anno dopo anno in regime di “anarchia” più totale, non per scelta, ma per un’evidente difficoltà nel reperire amministratori e funzionari propensi a gestire la cosa pubblica.
LA VACATIO - A Platì non solo non durano le amministrazioni, ma anche l’ufficio del segretario comunale è vacante da anni perché nessuno fa domanda per svolgere le funzioni in questo comune. Il sindaco Michele Strangio che nel 2009 aveva vinto le elezioni, dopo che il comune era stato sciolto per mafia, ci ha provato in tutti i modi a convincere i funzionari a trasferirsi a Platì, ma dopo 200 giorni di inutili trattative ha gettato la spugna e si è dimesso. Nessuno sembra prendersi cura di questo paese che dopo le dimissioni di Strangio è stato nuovamente commissariato. A Platì si dovrebbe votare a maggio; il condizionale è d’obbligo perché probabilmente, com’è successo negli anni ’90, nessuna lista sarà presentata. Il giudice Romano De Grazia, 71 anni, si è detto pronto a dare una mano alla comunità aspromontana. Da Lamezia Terme, sua città natale, a Platì. L’ex giudice ha anche pensato alla formazione della lista. Sarà composta da candidati in divisa e col certificato di “pulizia” in tasca. Liste “soldato” le definisce De Grazia che è anche l’ideatore della legge Lazzati che vieta ai sorvegliati speciali di fare propaganda elettorale. La legge, entrata in vigore lo scorso anno, era stata presentata da diversi gruppi politici.
Carlo Macrì
cmacri@corriere.it
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