NEL SUD SCATTA L' ALLARME-FRANE
Repubblica — 19 gennaio 1985 pagina 9 sezione: L' ITALIA SOTTO ZERO
LOCRI - Platì minacciata dalle frane, come Cardinale e le frazioni di Nardo di Pace. Oggi come nel 1951 un drammatico destino accomuna questi centri attaccati su questa sella tra le serre e l' Aspromonte che, come tutta la Calabria Ionica, è fatta di argille permeabili che si gonfiano con le piogge fitte e poi si staccano scivolando verso il mare. I disastri e le emergenze per questa gente che da anni chiede condizioni di vita migliore non finiscono mai. I senzatetto sono già centinaia e tendono ad aumentare. A Cardinale si è riaperta la Collina Costa, già fonte di sciagure nel 1935 (40 morti) e nel ' 51, provocando lo sgombero di 60 nuclei familiari. Il prefetto di Catanzaro Francesco Miceli ha richiesto l' intervento dei militari della 15 zona di Cosenza. "Stiamo col cuore in gola, non abbiamo speranze", dice sconsolato il sindaco Giampiero Nisticò, "i danni sono ingenti, la frana minaccia di fare a pezzi il paese, 300 famiglie sono pronte a lasciare le loro case. E questo perchè l' abitato da tredici anni deve essere trasferito ma mancano sempre i fondi". I senzatetto sono stati alloggiati per ora nella scuola elementare che è ancora agibile. Nella zona si è passati dalla neve alla pioggia insistente in pochi giorni e gli allarmi quindi vengono da molti centri abitati la cui gente ormai è abituata a convivere con questi flagelli. Tutto il territorio di Nardo di Pace, per esempio, è pieno di frane e più precaria sta diventando la situazione di Ragonà, una delle frazioni più danneggiate nelle passate alluvioni, il cui trasferimento a valle non è stato ancora completato. Ieri per fortuna è caduta meno pioggia, è riapparso un caldo sole che ha consentito alle squadre di soccorso di lavorare con maggiore tranquillità. Anche se con pochi mezzi, dei vigili del fuoco e della Protezione civile, gli operai stanno tentando di deviare la massa franosa che su un fronte di oltre cento metri scende dall' Aspromonte. Gli amministratori comunali parlano già di miliardi di danni, ma sono preoccupati soprattutto per le condizioni della popolazione che in gran numero per tutta la notte, alla luce di fotoelettriche, ha collaborato nel tentativo di arginare i danni. Nuove preoccupazioni vengono da una frana che si è staccata in contrada Vignale. "Ma è un po' tutta la montagna che ci mette in allarme", afferma il dottor Gangemi, funzionario della prefettura, da giorni sul posto. La terra, infatti, è un colabrodo, ruscelli d' acqua sgorgano dalla montagna un po' dovunque. Ma non è tutto. Sempre in provincia di Reggio ieri mattina una frana si è abbattuta sull' abitato di Cannavò, alla periferia del capoluogo. Una piccola fabbrica di manufatti in cemento è stata quasi spazzata via, altri locali adiacenti sono stati sgomberati. Il miglioramento delle condizioni atmosferiche su tutta la fascia ionica ha spinto gli amministratori locali a una prima quantificazione dei danni causati anche dalla violenta mareggiata di giovedì scorso. A Reggio il prefetto Agatino Neri ha presieduto il comitato ristretto della Protezione civile, presente l' assessore regionale Piero Battaglia, per fare il punto della situazione. Anche l' assessore regionale al Turismo, Guido Laganà, ha dato disposizioni agli uffici periferici di accertare i guasti che la mareggiata ha causato alle strutture ricettive e a quelle balneari. Man mano che l' inventario va avanti i danni appaiono sempre più consistenti. Decine di pescatori di Catanzaro Lido, che hanno perso barche e attrezzi di lavoro per la violenza delle onde penetrate nell' abitato, hanno chiesto aiuto al sindaco Marcello Furriolo che li ha ricevuti ieri mattina. Furriolo ha assicurato che farà tutto il possibile per alleviare i loro problemi. Ma per questi lavoratori del mare si annunciano ugualmente mesi neri senza possibilità di lavoro. - di PANTALEONE SERGI
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