chi era Mastru Jhuri



FIORE di...MASTRO

Quella usanza – o vezzo – di onorare il neonato con 2-3 nomi non scaturiva da mania o megalomania nobiliare, ma soltanto dal desiderio di accontentare, o accattivarsi la benevolenza di alcuni componenti del casato o parentela.
E così il secondogenito di famiglia TIMPANI fu, dalla nascita, arricchito di ben tre nomi: Stefano, Fiorentino, Domenico. Ovviamente prevalse uno solo sugli altri, probabilmente per la sua brevità o per più accessibile pronuncia o familiarità ordinaria…
La fanciullezza? Un po’ di scuola, tanto per apprendere a leggere e scrivere e fare conti con la… quotidianità: in famiglia numerosa ognuno dei componenti si ritrova obbligato a rendersi utile a beneficio di tutti gli altri componenti:
Ed ecco il “manovalato” a portata di mano… tesa per la bisogna quotidiana!
Il giovane FIORE (per tutta la vita se lo porterà come carta d’identità da esibire a quanti- e quanti!-chiederanno della sua mano… d’opera) apprende con facilità l’uso della “ cazzuola” ( o manicola).E con personale bravura e intraprendenza nel giro di pochi anni diventa un “ mastro” FIORE- (come il papà e gli altri fratelli) cercato e ricercato non solo dai ( com) paesani… Le richieste-offerte di lavoro si susseguono a spron battuto, anche perché in paese – subito dopo la guerra- ne avanza da fare e rifare i danni in abitazione malconce e ben altre da tirare su. Per esempio: la Chiesa- matrice del paese: la costruzione ex novo dell’edificio richiese non pochi anni di lavoro con dispendio di materiale, mezzi di opera umana. Sorta quasi per scommessa di fedeli che mal sopportavano dover esprimere la propria fede condizionati da una fatiscente pavimentazione sconnessa e al di sotto di alcuni finestroni traballanti…
I più anziani ricordavano tale scommessa per erigere la chiesa consona alla popolazione in progressivo aumento: all’uopo era stato presentato il progettino con tanto di misure, con relativa quantità di materiale edile, abile capomastro ( FIORE), sufficiente impiego di operai per tot anni di lavoro…: inizialmente non mancarono ostacoli, scetticismo,e valutazioni pessimistiche da scoraggiare chiunque! E allora si mossero anche gli inabili, i bambini, alcune “ signore”, le vecchiette e perfino qualche malato… pur di dare una mano per quella grandiosa opera!
Così passarono diversi anni, con fatica, a volte immane, incalcolabile dispendio di energie, non pochi infortuni, col sacrificio di qualche vita umana… Intanto quello che sembrava il villaggio si tramutò in paese: abbellito, arricchito, di palazzi e qualche monumento, uffici e scuole pubbliche. La chiesa matrice accolse l’Eccellenza della diocesi per la degna consacrazione e valutazione di tutta l’opera, con gratificazione generale.
Passano gli anni: mastro FIORE mette sù famiglia che cresce, con altre bocche, ovviamente da riempire quotidianamente. Certo il lavoro non manca, a volte con piacevole sorpresa va anche abbondando. Purtroppo difettano le adeguate retribuzioni… E mastro FIORE si vede costretto ad industriarsi perché la sua personale operosità venga considerata secondo la giusta valutazione. E se occorre, anche “extra meonia” fuori paese, lontano dalla famiglia… Non senza fatica doversi allontanare dal proprio ambiente: per indole personale noi del sud soffriamo di sentimentalismo.

In città, (Aosta): esperienza senz’ altro nuova, ma faticosa a causa dell’incognita dell’ambiente, del clima piuttosto rigido, e per metodi dettati da orari e regole poco o affatto flessibili. Insolita e sofferta esperienza, sopportata soltanto per alcuni mesi; e poi: vuoi per la salute minacciata da qualche acciacco personale, vuoi per problemi familiari…, eccolo di nuovo ritornato “tra i suoi”, letteralmente rifiorito… e nella consueta rivalutazione e prestigiosa condizione di capomastro!!!
Quanto a carattere non gli mancava: piuttosto forte, volontà indomita, temperamento vivo. Brillante nella conversazione, sagace e puntiglioso!!! Oserei dire che aveva attinto nelle vene dello stile di Tertulliano (ovviamente non lo conosceva affatto) apologeta cristiano. Infatti nelle conversazioni mastro FIORE riusciva ad inchiodare i suoi avversari con l’eloquenza ( !? ) corroborata da un timbro di voce robusta, suadente, accattivante. Avvalorava le perorazioni con termini o paragoni o paroloni che non sempre riuscivano a convincere, ma … sbalordivano! Motivo più che forte che spesso inchiodava nel mutismo o tentennamento, poiché l’interlocutore di turno, più che stordito, non ardiva controbattere ed anche eventuali testimoni a tali argomenti si trinceravano in rispettosa o temuta neutralità, incapaci o nolenti o circospetti a schierarsi apertamente…  E così, tra alti e bassi nella vita di ogni giorno, segnata anche da avvenimenti ora lieti ora in chiaro scuro…, fino a quando non si avvertirono le conseguenze di non poche fatiche, di tanti strapazzi per il lavoro, consequenziali disturbi fisici immancabili per chi, “2 come lui”, aveva affrontato tante traversie: come soldato nelle riarse terre del nord Africa durante le campagne belliche, strascichi per una ferita alla gamba sinistra, e altri acciacchi tipici dell’età.
Tuttavia ancora con la mente aperta vigile ed efficiente (anche se non vedente).
Personalmente non se la sentiva di rimproverarsi alcunché, conscio che aveva speso tanti anni di attività lavorativa: eventuali guadagni… li aveva investiti prevalentemente in favore della famiglia: un figlio sacerdote, e gli altri per lo più accompagnati fino a potersi formare un proprio avvenire. Sempre propenso a realizzarsi secondo le proprie capacità, possibilmente rifuggendo facili o discutibili guadagni o miraggi di chi sa quale grandezza…
In definitiva risulta positivo il ricordo di un uomo retto, volitivo, laborioso.

si ringrazia Padre Antonino Timpani per questa bellissima testimonianza.

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